di Giuliana Andreotti

La settimana che sta per concludersi (17-23 novembre) è stata — fuori d’Italia — la Settimana della Consapevolezza Geografica (Geography Awareness Week). Si deve a Ronald Reagan, Presidente degli Stati Uniti dal 1981 al 1989, la firma della legge del 1987 che stabilisce che la terza settimana di novembre sia dedicata alla consapevolezza della disciplina. L’iniziativa è ora sponsorizzata dal National Geographic e da altre organizzazioni, a livelli diversi. 

 

Al di là degli USA, altri Paesi del mondo celebrano, in tale data, la Geografia. Cito, ad esempio, il Brasile ove la disciplina è molto amata, ha larga diffusione e gode del convinto sostegno delle istituzioni e della popolazione.

Dopo Reagan, un altro Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, in un atto governativo del 1994, ha esaltato l’alta funzione civica ed economica del sapere geografico (Usa Federal Register, Administration of William J. Clinton, Executive Order n. 12906, 11 aprile 1994).

Solo in Italia la disciplina non è considerata. Il nostro sistema scolastico – nonostante alcuni segnali di recupero della cultura geografica – colloca la disciplina in posizione marginale, affidandone spesso l’insegnamento a non specialisti. Per tale motivo essa è svigorita e, talora, poco amata dagli studenti. Ne consegue un generalizzato analfabetismo geografico del Paese, a differenza di quanto avviene altrove.

Tali carenze si riscontrano anche nel fatto che da noi non esiste la figura professionale del geografo.

In Italia si è ancora fermi al pregiudizio che insegnare, studiare e occuparsi di geografia voglia dire ricalcare confini, nominare capitali, indicare città, percorrere fiumi, mari e deserti. Conoscere il disegno del mondo è utile, ma questa è solo una premessa, quasi come individuare le lettere dell’alfabeto o apprendere le prime parole di una lingua. Non si tratta certo dell’essenza della moderna geografia, la quale è tutt’altro che un noioso insieme di nozioni o una pratica riferibile a itinerari di viaggio. 

Focalizzando l’attenzione sulla natura, le tendenze e i concetti di questa scienza, ci si rende conto che la Geografia è profondamente formativa, insegna a leggere il mondo – locale, nazionale e globale – e a raccontarlo. Aiuta a comprendere le relazioni tra le società e il loro ambiente, a penetrare nel cuore dei funzionamenti e dei processi di occupazione, divisione e organizzazione dello spazio. Offre conoscenze e strumenti per capire gli eventi quotidiani, agire sulla superficie terrestre ed essere cittadini migliori. 

Sono questi i presupposti che invitano a lottare per la sua affermazione. 

Perché, ad esempio, non fare nostre iniziative come la Settimana della Consapevolezza Geografica o rivolgere energie alla promozione di un Festival internazionale della Geografia, imitando quanto accade ormai da lungo tempo ogni anno in Francia, a Saint-Dié-des Vosges? 

23 novembre 2013